Tutto quello che sappiamo di Socrate, lo dobbiamo ad altri, soprattutto a Platone, al generale Senofonte e al commediografo Aristofane.
Socrate si esprime con brevi considerazioni e mai con pensieri lunghi, lascia la possibilità al dialogo di potersi sviluppare con le regole dell’alternanza.
Interventi brevi e proposizioni corte detti brachilogie (dalle parole greche brachys = breve e logos = discorso) e fa “partorire”, ai suoi interlocutori, pensieri liberi, personali e originali riguardo al tema trattato.
Mentre Socrate è seduto in una piazza, un uomo gli si avvicina, in preda a visibile eccitazione.
“Buongiorno Socrate, sai cosa ho appena saputo?”
“No”, risponde il saggio, “come potrei saperlo?”
L’uomo, impaziente di condividere il suo segreto, si accinge a raccontare la sua storia.
Ma Socrate lo interrompe: “Aspetta un momento! Prima di cominciare, puoi dirmi se hai fatto passare ciò che vuoi riferirmi attraverso i tre setacci?”
“I tre setacci?”, chiede l’altro stupito.
“Ma non so di che cosa stai parlando!”
“Il primo setaccio è quello della bontà.
Quello che vuoi raccontarmi è una cosa buona?”
“Ebbene, non ci avevo pensato.
Aspetta… no, non credo che si possa dire che si tratta di una cosa buona”.
“Allora, continua il filosofo, se non è una cosa buona, l’hai almeno fatta passare per il secondo setaccio, quello della verità?
Quello che vuoi dirmi è vero?”
“Devo confessare che non ne sono sicuro”, risponde l’altro sempre più imbarazzato.
“L’ho saputo da un amico che l’ha sentito anche lui da…”
“Quindi non sai se è vero”.
“No, per dirla sinceramente, non ne so nulla “.
Socrate allora continua: “Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né sicuramente vera, almeno passa
attraverso il terzo setaccio?
E’ utile che io venga a saperla?” “Insomma, non credo che sia davvero utile”, risponde l’altro,
a disagio. Allora ascolta!
Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né vera, né utile, preferisco non ascoltarla”.
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Socrate
Socrate non scrisse nulla
Tutto quello che sappiamo di Socrate, lo dobbiamo ad altri, soprattutto a Platone, al generale Senofonte e al commediografo Aristofane.
Socrate si esprime con brevi considerazioni e mai con pensieri lunghi, lascia la possibilità al dialogo di potersi sviluppare con le regole dell’alternanza.
Interventi brevi e proposizioni corte detti brachilogie (dalle parole greche brachys = breve e logos = discorso) e fa “partorire”, ai suoi interlocutori, pensieri liberi, personali e originali riguardo al tema trattato.
Mentre Socrate è seduto in una piazza, un uomo gli si avvicina, in preda a visibile eccitazione.
“Buongiorno Socrate, sai cosa ho appena saputo?”
“No”, risponde il saggio, “come potrei saperlo?”
L’uomo, impaziente di condividere il suo segreto, si accinge a raccontare la sua storia.
Ma Socrate lo interrompe:
“Aspetta un momento! Prima di cominciare, puoi dirmi se hai fatto passare ciò che vuoi riferirmi attraverso i tre setacci?”
“I tre setacci?”, chiede l’altro stupito.
“Ma non so di che cosa stai parlando!”
“Il primo setaccio è quello della bontà.
Quello che vuoi raccontarmi è una cosa buona?”
“Ebbene, non ci avevo pensato.
Aspetta… no, non credo che si possa dire che si tratta di una cosa buona”.
“Allora, continua il filosofo, se non è una cosa buona, l’hai almeno fatta passare per il secondo setaccio, quello della verità?
Quello che vuoi dirmi è vero?”
“Devo confessare che non ne sono sicuro”, risponde l’altro sempre più imbarazzato.
“L’ho saputo da un amico che l’ha sentito anche lui da…”
“Quindi non sai se è vero”.
“No, per dirla sinceramente, non ne so nulla “.
Socrate allora continua: “Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né sicuramente vera, almeno passa
attraverso il terzo setaccio?
E’ utile che io venga a saperla?” “Insomma, non credo che sia davvero utile”, risponde l’altro,
a disagio. Allora ascolta!
Se quello che vuoi dirmi non è una cosa buona, né vera, né utile, preferisco non ascoltarla”.
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